
Cristiano Tomei racconta il ristorante Terraforte, prenotabile su TheFork
Terraforte, il ristorante della famosa cantina Castello del Terriccio, sorge a Castellina Marittima, in provincia di Pisa, un luogo ricco di natura, prodotti locali e - dice Cristiano Tomei, lo chef che lo anima - pieno di “bellezza”. Tomei del resto è un veterano del mondo della ristorazione italiana e non solo: suo è L'Imbuto, ristorante di Lucca premiato da una stella Michelin, e il suo volto è noto anche al grande pubblico per via della partecipazione a programmi tv come La prova del cuoco e Cuochi d'Italia. Ora con Terraforte, ristorante del Castello del Terriccio, residenza agricola di natura incontaminata e prodotti sopraffini, si è imbarcato in una nuova avventura, tutta prenotabile su TheFork, che ci racconta così.
Il ristorante Terraforte sta per compiere un anno: com’è stata quest’esperienza negli ultimi mesi?
È stata un'esperienza fantastica: questo è un posto speciale, pieno di energie straordinarie, dove si fondono le mie radici più profonde. Perché è vero che io sono nato sul mare ma ho il nonno contadino e sono cresciuto anche tra i boschi dell'Appennino: in poco spazio qui ho concentrato tutto questo. Qui il mare ti illumina, perché è uno specchio che riflette la luce di un sole meraviglioso, e poi ci sono le vigne, le campagne, c'è addirittura un laghetto, e poi l'orto, i boschi. Dico i boschi perché dal piano fino all'interno cambiano in continuazione e influenzano in modo radicale tutte le scelte che ho fatto in cucina in questo anno. Insomma, più ci sto e più mi diverto e la sfida diventa interessante.
Come si differenzia o cos’ha in comune questo nuovo locale con le sue altre esperienze all’Imbuto o al Bauer?
Le cose non nascono mai per caso: il mio locale L'Imbuto è nato in una segheria e questo invece in un'ex falegnameria e quindi c'è questo legame. Io ci credo un po' al fato, che le cose non succedano mai per caso. Poi ogni esperienza è diversa e per questo è anche bello collaborare. E poi, diciamocela tutta, io qui mi sento a casa mia, non mi sento un corpo esterno che passa ogni tanto, perché assomiglia tutto quello che sono io. Qui c'è molta libertà e come diceva il grande Giorgio Gaber "libertà è partecipazione". Cosa vuol dire questo? Beh, è condivisione con tutto lo staff, quindi col proprietario Vittorio e poi Riccardo, Annalisa, Plinio, i nuovi arrivati e quelli che ci hanno lasciato, e poi i ragazzi che lavorano in vigna, in cantina... Qui c'è veramente la bellezza della scoperta, anche dal punto di vista umano.
Anche Terraforte è prenotabile su TheFork: quali sono secondo lei i vantaggi di una piattaforma come questa?
Io non riesco a dire le bugie quindi devo essere sincero: all'inizio ero molto restio alla collaborazione con tutte le piattaforme, non solo con TheFork. Però poi mi sono ricreduto perché TheFork si è rivelato un grande partner collaborativo per i ristoratori. All'Imbuto avevo già visto la differenza: è importante perché è un punto di riferimento che ti tutela anche con il cliente e questa non è una cosa da prendere sottogamba.
Dopo le sue esperienze televisive com’è cambiato il suo modo di vivere la cucina, o sarebbe meglio dire: com’è cambiato il rapporto dei clienti nei suoi confronti?
Le esperienze televisive sono state arricchenti perché ho imparato in qualche modo a fare un altro mestiere. e poi ti danno l'opportunità di parlare con altre persone che magari, con la mia tipologia di cucina e con la mia idea di ricevere le persone, non avrei mai intercettato. La tv in questo mi ha aiutato molto ma non mi ha cambiato: semmai mi ha arricchito, per esempio in Cuochi d'Italia mostrandomi se ce ne fosse bisogno quanto sia ricca la cucina regionale italiana. Naturalmente sono nati un sacco di piatti e di ispirazioni, perché sarà anche scontato ma in cucina non si smette mai di imparare, non si smette mai di chiedersi perché si fanno certe cose. E la televisione in questo mi ha dato una mano perché mi ha fatto conoscere tante persone che mi hanno spiegato il perché si fanno le cose.